Senso di vuoto
Il senso di vuoto è una sensazione in genere associata a sentimenti di tristezza, di paura, di inquietudine. Non riuscire ad entrare in contatto con i propri sentimenti, con la propria spontaneità, è causa spesso di grande sofferenza. Sentire di non aver niente da dare o da attivare, sentirsi falso, non sapere chi si è, nè cosa si vuole, sono tutti vissuti che accompagnano questa sensazione. Il senso di vuoto può essere percepito nei confronti della vita, dato dalla percezione che essa sia priva di significato, non influenzabile, da cui deriva un senso cronico di desiderio, futilità e una disperazione esistenziale. Il senso di vuoto si può sperimentare ancora come l’incapacità di provare qualunque cosa, cui possono far seguito comportamenti autolesionisti o disturbi alimentari.
Coazione a ripetere
Con il termine si intende la tendenza a mettersi attivamente in situazioni penose, ripetendo così vecchie esperienze senza ricordarsi del prototipo. Sono proprio le cose che abbiamo subito e da cui cerchiamo di allontanarsi, che certe volte si ripropongono continuamente. Questo è esasperante, e limitante per la libertà individuale.
Lutto
Il lutto è una esperienza di perdita; una perdita di qualcuno, ma anche di una parte di sé. Il dolore sperimentato può essere a tratti estremamente acuto, può associarsi a sensi di colpa per non aver fatto abbastanza per evitarlo, ma può anche non essere avvertito sul momento, negato. Lutto non si riferisce soltanto ad una perdita dovuta alla morte di una persona cara, ma anche a situazioni di separazioni improvvise e importanti, o a situazioni in cui la nostra vita si trova a cambiare tutto ad un tratto in modi non sperati, per cui non si può più essere quello che si è sempre stati. È importante non negare il lutto, ma viverlo e accettarlo; questo può fare molta paura e risvegliare profondi sentimenti angoscianti, per questo è importante un sostegno durante questo momento, e uno spazio da dedicare a questo processo naturale. Solo in questo modo sarà possibile la sua elaborazione e l'integrazione di questa esperienza nella propria personalità, che potrà col tempo ritrovare una più forte serenità
Problemi relazionali
Problemi con il partner, problemi con i propri figli, problemi con colleghi di lavoro, sono tutte fonti di stress notevole. Tante possono essere le cause di queste situazioni; non è raro infatti che in situazioni di litigi costanti possa esserci una delle due personalità con tratti patologici e manipolativi, ma più spesso litigi e i malumori riguardano due persone con buone intenzioni. Sono la conseguenza di pretese, di non detti, di rancori portati da tempo e usuranti, situazioni implicite non chiarite per paura o vergogna che ognuno dei due membri interpreta in modo diverso. Spesso più il conflitto si esacerba, più l'altra persona diventa il bersaglio di tutte le nostre emozioni negative e si connota come sempre più "cattivo", per cui si tende a comportarsi come se lui fosse effettivamente tale. L'altro, si trova nella stessa situazione, per cui interpreterà il nostro comportamento come negativo secondo le sue emozioni e si comporterà in reazione a ciò. Quello che si verifica è che entrambi confermano la percezione negativa dell'altro e si sentono nel giusto.
Impulsività e aggressività
I comportamenti impulsivi e aggressivi indicano spesso una difficoltà a tollerare la frustrazione, data dall’emergere di certe emozioni negative con cui l’individuo non è capace di stare. La persona impulsiva dà libero sfogo agli impulsi che avverte, così da scaricare immediatamente la tensione che sta vivendo attraverso il comportamento. Queste emozioni non arrivano nemmeno ad essere pensate dall'individuo, che cerca di liberarsene attraverso l'azione. Il lavoro psicologico consente col tempo di comprendere quali contenuti emotivi costituiscono per l’individuo fonte di frustrazione e perché; in seguito l’obiettivo sarà quello di imparare insieme a dargli un senso in modo da poterli rendere contenuti pensabili, anziché necessariamente obbligati ad essere evacuati attraverso l’azione.
Rigidità e isolamento
Alcune persone si sentono inibite nei propri comportamenti, poco spontanee nell’espressione di sé. Possono sentire una forte rigidità in certe situazioni sociali o in situazioni di intimità, e questo può portarle ad essere impacciati con gli altri, o a tenerli ad una certa distanza. Potrebbe accadere che alcune persone preferiscano stare da soli che in compagnia. Tendono ad essere molto sensibili agli stimoli esterni, e a sentirsi giudicati, oppure sentono facilmente invaso il loro spazio, vivendo l’altro come intrusivo. Le motivazioni di questa chiusura potrebbero ricondursi ad un ambiente familiare infantile dominato da giudizio e svalutazione, da distacco emotivo o dalla presenza di un genitore invadente, opprimente e non empatico, oppure una concomitanza di queste situazioni. Il percorso psicologico in questa situazione verterà prima di tutto sull’impostare una relazione diversa.
Fare chiarezza e conoscersi meglio
Una sana curiosità, o la voglia di fare chiarezza dentro di noi può spingerci a intraprendere un percorso psicologico. Magari ci sono delle proprie aree di sè che si sente di non conoscere bene; comportamenti o emozioni vissute che non si sanno spiegare; conflitti che non si riconosce, ma di cui si avverte l’esistenza. Qualche volta capita di agitarsi in certe dinamiche sociali o relazionali, e intuire l’emozione che ci attraversa, ma senza capire il perché o come fare a controllarla. Qualche volta capita di desiderare ardentemente una cosa e poi non appena raggiunta perdere immediatamente l'interesse; qualche volta capita che un’altra persona ci irriti, senza motivo, e che la cosa possa fare soffrire. Conoscere se stessi vuol dire vedere ciò che prima non vedevamo, ma che esisteva comunque, prendere potere su quegli aspetti di noi che adesso agiscono in modo autonomo, e decidere quando per noi è giusto metterli in atto, o quando è giusto reprimerli.
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